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Napoli, degrado monumenti imbrattati: milioni per patrimonio Unesco ma le opere di restauro ancora f

a cura di Mario Conforto

La canzone di Pino Daniele, «Napule è mille colori, Napule è na’ carta sporca…», è più che mai attuale nonostante i suoi trent’anni. Appena finito il restauro della facciata del Duomo, in marzo scorso, i vandali subito l’hanno imbratta. Lo stesso è valso per il colonnato di piazza del Plebiscito e le statue dello scultore Antonio Canova. Graffiti ripetuti, dopo i lavori di pulizia di febbraio 2013, sui muri del chiostro e del campanile di Santa Chiara. Il colore delle pietre dell’ingresso della cappella Pappacoda, in Largo San Giovanni Maggiore, non esiste più. Per poi scendere verso il Pendino e incontrare una antica fontana di epoca vicereale, selvaggiamente devastata e imbrattata. Palazzo Penne, di stile rinascimentale, ancora abbandonato. Si incontra poi la statua dello scrittore Ruggiero Bonghi, adiacente la sede dell’università Federico II, mortificata dai soliti tags selvaggi. Sono quattrocentoquarantotto le chiese di cui trecento in totale degrado. Chiese serrate da lucchetti, monumenti imbrattati e mutilati, palazzi storici abbandonati a loro stessi sono lo scenario che si presenta ai turisti.

In cantiere per il centro antico di Napoli, che dal 1995 è sotto tutela Unesco, sono disponibili cento milioni di euro per le opere di restauro. Ciononostante è ancora tutto fermo. Alcuni progetti di recupero ci sono ma riguardano solo piccole zone e non la complessità dell’area. Le preoccupazioni si leggono dai comunicati pubblicati sul sito del Comitato civico di Portosalvo che da anni si batte per il restauro integrale e per l’estensione della sua tutela. Nell’estate scorsa dei calcinacci piombati giù, dalla facciata della Galleria Umberto I, furono fatali per un ragazzo di quattordici anni. Ma a tranquillizzare gli animi ci ha pensato, il 22 ottobre scorso, l’assessore comunale all’urbanistica Carmine Piscopo: «Intanto l’Unesco, di recente, ha deciso di estendere il perimetro del sito tutelato. Per quanto concerne gli interventi ne sono ventisette di cui tre già aggiudicati dalle gare. Poi abbiamo disposto dieci procedure con i relativi bandi che sono stati resi pubblici. Quindi, nessun allarme sulla perdita dei finanziamenti e cercheremo di restare nei tempi previsti». E i restanti quattordici progetti?

L’associazione "Diversamente uguali", durante il Cleanday del 29 settembre scorso, ha denunciato lo stato d’abbandono dei monumenti e soprattutto ha manifestato contro gli imbrattatori. In scena, nella piazza Trinità Maggiore in cui c’è la fontana Carlo II o del Re Piccolo, una perfomance con torsi scoperti e stuprati dallo spray degli imbrattatori che non risparmiano nulla. Corpi come sculture distrutte dai segni del teppismo. In evidenza il linguaggio visivo del dolore, per dire provocatoriamente, basta agli atti di vandalismo e per chiedere più attenzione da parte delle istituzioni. «La memoria, storica e collettiva, è maltratta da atti malvagi – ha dichiarato Pino de Stasio che è uno dei fondatori dell’associazione – la nostra organizzazione è molto sensibile alle problematiche sociali ed anche ai temi legati al mondo dell’arte. Purtroppo costatiamo che i controlli sono insufficienti e la manutenzione è inesistente nonostante le nostre sollecitazioni continue. In tanti anni sono state inviate lettere alle istituzioni nazionali e locali, alla prefettura e alla sovrintendenza. Un sistema di telecamere nel centro antico che non riesce a rilevare le infrazioni e a individuare gli imbrattatori che sono cosa ben diversa, invece, dai writers, i quali, sono artisti contemporanei, che producono "street art" colorando e, dando un’anima alle pareti di cemento».

Napoli e Genova detengono il primato negativo delle città con i monumenti più imbrattati, si legge sul sito del circolo di Legambiente Centro storico. Nove monumenti su dieci sono sporcati dai gas colorati e secondo le stime dell’Associazione nazionale antigraffiti se ne vendono cinquecento mila all’anno.

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