top of page

Natura, terremoto, uomo. A chi servono i terremoti?

A chi servono i terremoti? Alla natura, sicuramente.

Il terremoto ci dice che la crosta terrestre si è mossa e che è ancora in evoluzione. Una evoluzione iniziata milioni di anni fa; a volte lenta, a volte “concitata”. Oggi, come negli ultimi millenni, ci troviamo in un periodo di calma rispetto a quelle che i geologi chiamano fasi tettoniche che hanno determinato l’assetto morfostrutturale della terra su cui viviamo. Quando cioè gli spostamenti verticali e orizzontali hanno originato le montagne, le colline e le pianure nonché i vulcani e le aree sommerse dal mare. La natura è potente e agisce senza chiedere il permesso a nessuno: impone le sue “leggi”! Non va prima a leggere le valutazioni di impatto ambientale fatte dagli uomini. Non va a leggere cosa gli uomini hanno scritto nelle leggi “antisismiche” per poi regolarsi nel rilasciare le sollecitazioni sismiche dalle aree epicentrali a quelle esterne. Non si attiene ai valori di accelerazione che gli uomini hanno scritto. E così si misurano valori di accelerazione di gravità dopo i recenti terremoti molto superiori a quelli che gli uomini usano per progettare le case anche nelle aree epicentrali, come registrato in occasione del terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009 e in quelli successivi. Vale a dire che i manufatti nelle aree epicentrali possono essere sollecitati orizzontalmente molto di più di quanto prevedano le norme antisismiche.

Si deve adeguare la natura o l’uomo? Costruire case costa e costava in passato. Chi aveva più soldi costruiva meglio; gli altri costruivano come potevano! Nei centro storici ci sono case la cui costruzione risale, a volte ad alcuni secoli fa. Diverse esigenze c’erano al momento della costruzione rispetto a quelle dei tempi moderni. Le famiglie si sono accresciute, si sono divise, nuove esigenze hanno imposto, nel tempo, varie modifiche anche alle parti strutturali. Allora non si camminava con le automobili, i camion e i tir per costruire le case nei centri storici. Si usavano i carretti, le carriole… Si costruiva, si abitava… fino a quando un nuovo terremoto cambiava improvvisamente il tranquillo tran tran paesano. E poi? Si ricostruiva sempre allo stesso modo fino a qualche decina di anni fa!

Quando l’uomo moderno ha capito che era meglio adeguare le costruzioni per resistere alle azioni dei terremoti. Troppo tardi… per molti centri storici che l’uomo moderno ha ereditato e che rappresentano il risultato di azioni umane stratificate nel tempo su manufatti che non erano stati costruiti tenendo conto del terremoto. L’uomo moderno ha costruito scuole, ospedali, chiese, vari edifici pubblici, ha portato le reti tecnologiche spesso senza chiedere il permesso alla natura e alla sua potenza, senza adeguare i propri manufatti alle periodiche sollecitazioni derivanti dalla tettonica attiva. Ricostruiamo tutto come prima! Si dice! Naturalmente e obbligatoriamente in maniera antisismica! Dove? Naturalmente nei centri abitati colpiti dal disastro che è una conseguenza del modo con cui sono state costruite le case: cioè non adeguate a resistere alle sollecitazioni orizzontali imposte improvvisamente e per pochi secondi dai movimenti della terra. Ma questo si dovrebbe estendere ai centri storici costruiti nel tempo sulla superficie del suolo nel cui sottosuolo ci sono le faglie attive che hanno originato e originano terremoti? Centri abitati in cui si trovano monumenti, opere d’arte, luoghi nei quali si è fatta la storia d’Italia. LUOGHI UNICI AL MONDO NON SOLO PER IL PATRIMONIO CULTURALE STRATIFICATOSI IN ALCUNI MILLENNI MA ANCHE PERCHÉ SONO LIBERAMENTE FRUIBILI DAI CITTADINI DEL MONDO. SENZA TIMORI DI GUERRE, ATTENTATI DEVASTANTI, LOTTE TRIBALI, CANCELLAZIONI DEI DIRITTI UMANI… Ricostruire e mettere in sicurezza si può e si deve. Senza questi centri storici appenninici l’uomo non avrebbe più memoria di una parte significativa del suo passato, della sua evoluzione. Ma non solo gli italiani: in quei centri c’è una parte della storia fatta negli ultimi millenni da popolazioni europee: vale a dire di quasi tutto il mondo. Un recupero intelligente che prenda spunto anche dalle risorse autoctone del territorio, risorse naturali che hanno dato da vivere ai cittadini che per secoli si sono succeduti nella parte interna dell’Appennino sviluppando, per necessità, una cultura ambientale tesa a utilizzare quello che la natura offriva per campare! Senza distruggere ma valorizzando i prodotti della terra. Storia, cultura, monumenti, risorse della terra enogastronomiche, acqua pulita, aria e suolo non inquinati, tranquillità, rispetto reciproco, solidarietà: abbondano nei paesi appenninici (per fortuna non solo in quelli). Strade sicure per raggiungere quei posti anche dopo un terremoto. Un piano di restauro e recupero ambientale complessivo: non più del solo monumento, della chiesa, delle vestigia romane e medievali. In sicurezza, prima di tutto.

Una sfida per chi governa: una sfida a chi governa. Dopo i necessari e urgenti interventi per garantire ospitalità nei luoghi originari alle decine di migliaia di cittadini che hanno dovuto abbandonare case e luoghi momentaneamente. Pensiamoci: un modo, per “rioccupare” i paesi e i territori appenninici, compatibile e sostenibile dall’uomo e dalla natura!

UNA PROPOSTA PER L’EUROPA E PER IL MONDO INTERO!

Franco Ortolani


  • Facebook Basic Black
  • Twitter Basic Black
bottom of page