UN POCO CONOSCIUTO "BENE IMMATERIALE DELLA NAPOLI SEMPRE CAPITALE
Quando la scuola italiana coltivava l'intelligenza di fare studiare ai suoi allievi la Storia dell'Arte, la ricchezza delle opere rinascimentali induceva gli insegnanti a fare studiare, anche a Napoli, la scultura di tanti rinomati artisti, quasi tutti non del Sud di Italia Per esempio, era oggetto di studio la porta bronzea del battistero di san Givanni a Firenze,del Ghiberti, ma non si dava ssoluta importanza a Guglirlmo Monaco, che aveva realizzato per Ferrante d'Aragona, un'opera pregevole, molto simile a quella che il Ghiberti aveva realizzato a Firenze: la porta bronzea del castello che alcuni chiamano ancora Maschio Angioino e che altri chiamano Castelnuovo. l'uno cesellava figure angeliche distribuite armonicamente e con grazia, in un susseguirsi di piastrelle sbalzate in splendidi sfondi chiaroscurali di dolci paesaggi; l'altro raccontava le vittorie militari di Ferrante che insegue fino in Puglia i baroni meridionali traditori alleati con Giovanni d'Angiò venuto in Italia per scalzare da Napoli la discendenza di Alfonso il Magnifico. Guglielmo Monaco deve fare la cronaca dello scontro tra due eserciti, per magnificare la vittoria di Ferrante ( che gli aveva commissionato il lavoro), e deve usare tutta la forza che si può esprimere con la plasticità del bassorilievo per dare vigore alle cavalcature, ai cavalieri e ai fanti, alle torri delle città da espugnare per dare attualità agli episodi militari daraccontare. Forse il Ghiberti ha prodotto più opere, forse Firenze è stata da sempre , sotto l'attenzione degli amanti dell'Arte, ma questo non giustifica la disattenzione di tanti Napoletani da quello che è un vero e proprio patrimonio immateriale della nostra città. Monaco fa cronaca e dice del tradimento dei baroni, dell'agguato che subisce nell'abboccamento con suo cognato Marino Marzano e un altro cavaliere. Racconta , nel secondo riquadro in alto della porta, la rapidità del re a sguainare la spada e a difendersi; la ritirata degli Angioini e l'occupazione della città di Accadia da parte dell'esercito aragonese ( nei riquadri inferiori della porta). Nei riquadri intermedi è rappresentata, nel primo, la fuga delle truppe angioine lungo la sponda del fiume Sannoro, con, in testa, lo stesso Givanni d'Angiò e i due condottieri Giovanni Cossa, barone dei territori di Ischia e Procida , con il figlio Gaspare, e Antonipo Piccinno; nel riquadro di sinistra è rappresentata la resa della città di Troia, lì sopra la collina, con il re Ferrante che indossa una bellissima corazza e la corona, che si accinge ad entrare in città. Guglielmo Monaco non è conosciuto affatto a Napoli, colpa dei tanti insegnanti di Storia dell'Arte che non si sono voluti mai allontanare dalla loro cattedra e dal sempiterno libro di testo in uso in tutti i licei di Napoli a firma Carli e Dell'Acqua: era quel libro che parlava solo di Ghiberti e del suo, peraltro pregevole, portale a Firenze. Nulla della sconfitta di giovanni d'Angiò, men che nulla del magistrale portale di Castenuovo di Guglielmo Monaco.
Guglielmo Monaco faceva Storia e raccontava storia! E, allora, tentiamo di fargli un piccolo e tardivo omaggio! Nella borchia dell'angolo inferiore sinistro delle 14 che ornano la porta del Maschio, andatevi a vedere il suo ritratto: se avete occhi buoni, attorno al ritratto potete leggere: "GUILLERMO MONACUS ME FECIT; MILES"
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